mercoledì 25 luglio 2007

workalchoolic

Prorpio ieri mentre rientravo a casa dopo il lavoro leggevo un articolo su una rivista (www.7thfloor.it) che palrla di work addiction... Insomma, sono solo all'inizo della mia vita lavorativa, eppure mi sono riconosciuta parecchio nel profilo di chi è presissimo dal lavoro e vive in uno stato perenne di necessità di dovere dimostrare bravura, presenza efficienza...
Forse è proprio l'ansia dell'inzio, forse è il tipo di lavoro che faccio...
La cosa strana è che i soggetti interessati da questa sindrome, sono conscinti dell'esagerazione che vivono. uscire tardi dall'uffcio, accettare ogni responsabilità... allo stesso tempo però sono in qualche modo alla ricerca di una via di fuga, prorpio perchè coscienti di questa esagerazione. ma non è che poi ne vogliano realmente uscire...
Insomma, un meccanismo un po' perverso.. nel quale ovvimanete mi riconosco.
Mi domando, a volte, solo a volte, solo in certi momenti tipo questo... quando sono le 1930 e sono ancora attiva davanti al mio pc... quanto è meglio un lavoro da imapegata all'anagrafe?

lunedì 23 luglio 2007

versi sparsi

certo che decidere non è mai semplice. non so se sono io particolarmente indecisa ma a volte mi risulta molto complessa anche la scelta fra un caffè normale e uno macchiato... figuriamoci il resto.
una zanzara mi ha appena punto sul braccio. Vorrei sempre essere fonte di felicità per le persone, così come lo sono stata per questa zanzara che ora se ne svolazza satolla e soddisfatta.
Certe volte forse la strategia migliore è quella dell'assenza.
Serata di cazzate e cazzate.
Pensamenti e ripensamenti
Se e ma.
Uomini e donne.
Autonomia e dipendenza.
Confusione extraordinaria.

domenica 22 luglio 2007

identity

ogni tanto mi capita di guardare la mia immagine riflessa nello specchio per quella qunatità di tempo necessaria per l'astrazione. mi spiego meglio. avete presente cosa accade se si ripete la stessa parola un nuomero infinite di volte? ovviamente se ne perde il senso. questo mi accade quando mi specchio a lungo. accade che non riesco a riconoscere più a mia immagine e non sono poi così sicura di essere proprio io lì ed in quel momento. Il mio volto diventa solo un volto, i miei occhi solo occhi, le mie labbra solo generiche e anonime labbra. è come se per un po' io perdessi l'identità.
Ogni tanto penso che ciò accada perchè non sono abiutata a considerare la mia identità come singola ed autosufficiente.
Di solito relativizzo la mia essenza rapportandola costantemente ad altro. Alla necssità di riconoscermi parte di qualcosa, una cosa qualsiasi. Una toria, un gruppo, una famiglia, una condizione esterna, "meccanica", ma limitata e finita e variabile. Ogni tano perdo il senso della mia singola identità inidpendente. Ammiro le persone che riescono ad affermare loro stesse anche quando il modno intorno a loro cambia, anche quando i riferimenti certi che determinano un inidviduo non ci sono più. Il disorientamento aumenta vertiginosamente quando nella tua mente si creano aspettattive che assecondano la tua identità. Certe volte capita che l'identità si pieghi persino a delle aspettative, venendo a dipendere da qualcosa che nemmeno esiste. Il fatto che poi il più delle volte queste aspettative vengano disattese non fa che creare confusione e necessità di nuovi pilastri e riferiment attorno ai quali riconoscersi ed indentificarsi.
Tutto chiaro no?
riverisco.

lunedì 2 luglio 2007

True Life


45 minuti di viaggio novara milano in piedi su treno superaffollato, a questo punto davvero meglio la biciletta.
arrivo a milano, problemi sulla linea rossa, forse un suicida a conciliazione.... me la faccio a piedi da cadorna in corso vercelli nell'unico qurto d'ora della giornata in cui ha piovuto e contemporaneamente ha fatto un caldo puroso. arrivo in ufficio tutta trafelata, mi affaccio e non la vedo... evvai, sono arrivata prima... allora mi rilasso, vado alla macchinetta del caffè (la sola cosa gratuita in questo stage, a parte il mio tempo che dedico al lavoro) e la vedo. cazzo. è già al 3 caffè. come cazzo ha fatto ad arrivare prima di me anche oggi?
la giornata passa in realtà molto veloce, e forse proprio questo che mi ha fregato, improvvisamente sono le 18 e io sono ancora alla 3 riga di una mail che dovrebbe essere mooolto più lunga. allora mi impegno e alle 1820 ho finito, ma ovvimanete LEI non ha tempo di ricontrollara (chiaro, scrivo le meil al posto suo, poi le firma lei e amici come prima) e allora... qualcosa in me si spegne. Aspetto che finsica di paralre al telefono con la stessa persona per la SESTA volta nel giro di 2 re, per dire le STESSE cose delle 5 telefonate precendenti. Mi metto vicino a lei. Leggiamo la mail. Va malissimo, mi cambia tutte le parole, tutte le virgole, tutti i punti. Più che altro sembra una sostituzioe automatica con i sinonimi e contrari. Mancano davvero le ultime 4 righe. Sono le 1940. Io timidamente le dico... scusa, magari visto che abbaimo quasi finito, andrei, così riesco a prendere il treno alle 2015 (e sono a casa in tempo per riusicre a dormire appena le ore sufficenit per non essere morta domani mattina, averi voluto aggiungere)... e lei mi guarda, e mi dice: stefy. devi cercarti una casa a milano, non puoi essere legata ad un treno.
Io non ho la forza di rispondere e dire niente. Cheido scusa, mi viene quasi da piangere... e me ne vado.
Che storia triste.